Quei cieli Siciliani e Mediterranei affollati da droni militari

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di Salvo Barbagallo

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Nel disinteresse (quasi) generale per le “questioni” militari in Italia, e in Sicilia soprattutto, un po’ d’attenzione (ma non più di tanto…) è stata data all’intervista che il segretario della NATO Jean Stoltenberg ha rilasciato alcuni giorni addietro al quotidiano “La Stampa” allorché ha annunciato che “avremo presto dei droni di sorveglianza in Sicilia”. Il riferimento (nelle intenzioni?) dovrebbe essere all’irrisolto problema dell’immigrazione verso il nostro Paese, ma le parole del segretario Stoltenberg possono provocare (a seconda dei punti di vista) perplessità e dubbi quanto sostiene che Facciamo già molto per aiutare l’Italia ad affrontare il dramma delle migrazioni (…) abbiamo dieci navi impegnate a controllare le acque internazionali, anche a sostegno della flotta Ue (…) La Nato ha ogni interesse a dare un contributo centrale per la stabilità dei vicini. Se loro sono stabili, noi siamo più sicuri (…). Tranne che a noi siano sfuggite le informazioni che i mass media hanno fornito nel tempo in merito all’argomento, degli aiuti da parte delle flotte navali NATO ai migranti non c’è traccia. Di converso molte le notizie riferentesi alle periodiche e continue esercitazioni aeronavali NATO che si effettuano a poche miglia dalle coste Siciliane, in quelle acque del Mediterraneo dove (purtroppo) spesso naufragano barconi di migranti, molti dei quali in quelle acque perdono la vita. C’è da chiedersi quale sia il “sistema” che il naviglio/flotta Nato adotta per controllare le acque internazionali visti i tragici risultati nell’affrontare il dramma delle migrazioni…

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La “notizia” dei droni di sorveglianza in Sicilia, in realtà, non è una “novità”. Ne ha scritto due anni addietro (15 marzo 2015/Dazebo News) il sempre aggiornato Antonio Mazzeo: A partire dal prossimo anno, la base siciliana di Sigonella sarà utilizzata per le missioni dei droni di sorveglianza aeronavale del nuovo sistema AGS (Alliance Ground Surveillance) dell’Alleanza Atlantica. Lo ha annunciato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, a conclusione della sua visita in Italia, dove ha pure incontrato il presidente del Consiglio Matteo Renzi. La Nato aveva previsto che la capacità operativa iniziale del sistema AGS sarebbe stata raggiunta a Sigonella nel 2017; secondo Stoltbeng, però, le operazioni d’intelligence, sorveglianza e ricognizione dei velivoli senza pilota saranno anticipate di un anno. “Desideriamo intensificare la nostra capacità di presa di coscienza delle situazioni con una maggiore sorveglianza sul terreno con l’uso di droni e faremo riferimento a Sigonella a partire dal 2016”.

Due anni addietro le dichiarazioni di Jean Stoltenberg vennero raccolte (e accolte con soddisfazione) dai principali quotidiani nazionale, così come ha scritto Nicoletta Cottone sul “Sole/24 Ore”: la Nato sta sviluppando un nuovo sistema di sorveglianza sul terreno, «attraverso l’uso di droni, che dal prossimo anno saranno basati a Sigonella (…) L’Italia attribuisce grande importanza alla Nato ed è uno dei principali contributori. Oltre all’attenzione su dossier più caldi noi abbiamo posto l’attenzione a temi come il Mediterraneo e segnatamente la Libia». Lo ha detto il premier Matteo Renzi nel corso della conferenza stampa dopo l’incontro con il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, per la prima volta in visita in Italia. Nell’incontro, ha detto Renzi, si è parlato “della necessità che, nel nuovo ordine mondiale che faticosamente si costruisce giorno dopo giorno, l’attenzione vada ai temi che sono sui giornali ma anche a quelli che non sono sui giornali, accanto alla priorità che per noi è la numero uno, ovvero quella del Mediterraneo e della Libia (…)” .

Nulla di “nuovo”, dunque: solo la conferma del progressivo controllo militare della Sicilia. Con il cosiddetto “senno del poi”, a due anni di distanza una riflessione andrebbe fatta su una “parte” delle dichiarazioni dell’allora premier Matteo Renzi, quando afferma “apertamente” che si è parlato (con Stoltenberg) della necessità che, nel nuovo ordine mondiale che faticosamente si costruisce giorno dopo giorno, l’attenzione vada ai temi che sono sui giornali ma anche a quelli che non sono sui giornali (…)”. Nuovo ordine mondiale? Varrebbe la pena approfondire…

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